lunedì 23 gennaio 2012

INTERVISTA IMPOSSIBILE: ARISTOTELE E IL VALORE DELL'ETICA di Silvia Premoli

Non è facile raggiungere il Maestro, circondato dagli allievi del Liceo, riconoscibile per le  sembianze e la tunica simili a quelle ritratte nel celebre affresco di Raffaello. Ho fatto questo lungo viaggio nel tempo e nello spazio perché dai tempi della scuola le mie scelte sono state guidate da uno dei suoi pensieri: “Non bisogna dar retta a coloro che consigliano all'uomo, perché è mortale, di limitarsi a pensare a cose umane e mortali, anzi al contrario, per quanto è possibile, bisogna comportarsi da immortali, e far di tutto per vivere secondo la parte più nobile che è in noi”. Mi unisco al gruppo di giovani, lo raggiungo e mi rivolgo a lui.

Scrivo e comunico per lavoro e ho fatto un viaggio faticoso per parlare con lei. Maestro, i suoi pensieri hanno ispirato il mio stile di vita, insomma cerco meglio che posso di ricordare i suoi insegnamenti. E non sono certo né la prima e neppure la sola. Intanto le chiedo di fare una incursione nel mondo dei miei giorni che le ho raccontato: come stiamo noi tutti? Come vede la nostra umanità?
Potrei rispondere con una frase che ripeto spesso e che si può trasporre anche nel tuo strano mondo: “Gli Ateniesi avevano inventato frumento e leggi e del frumento facevano uso, delle leggi no”. Cioè l'umanità del tuo tempo conosce la via ma non la percorre e non si propone la conoscenza per diventare buoni e conseguire la felicità.

Nel mio tempo i testi riportano questa definizione di etica: carattere, comportamento, costume, consuetudine, ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. Sottoscrive questa definizione?
Potrei dire che i termini possono essere considerati sinonimi, ma il significato di etica è più astratto: si intendono per morali le consuetudini sociali legate a tradizione soggetto o gruppo mentre l'etica è uno studio filosofico universale del bene e del male ovvero della morale.

Grazie. Ma intanto la storia dell'umanità  non progredisce come vorremmo e la sorte del nostro pianeta non ci dà pace. Insomma le cose non vanno bene. Cosa dovremmo fare noi?
L'etica si deve applicare anche ai casi particolari, non solo in generale. Infatti nei discorsi che riguardano il campo della prassi, quelli universali sono più vuoti, quelli particolari più veritieri. D'altra parte, non è importante tanto la conoscenza teorica della virtù, quanto applicarla come strumento per diventare uomini buoni e felici.

Se ho interpretato correttamente il suo pensiero il nostro comportamento dovrebbe riferirsi a una figura socialmente accettabile e riconoscibile che si rapporta a valori condivisi e sia conforme a valori di serietà e virtù.
Vorrei ribadire che la felicità sta nella virtù ovvero nella sapienza che porta serenità e pace. Il tutto in un contesto di vita con gli altri, integrato nella Polis. L'uomo non può fare a meno degli altri e in più dobbiamo sempre considerare che quello che è in accordo con la natura è bene e tutto quello che vi si oppone è male.

Il pianeta e tutti i suoi viventi, animali e vegetali, sono a grandissimo rischio e gran parte degli esseri umani pensa solo al profitto, alla prevaricazione e al conflitto, senza rispetto per la vita e senza spazi per la riflessione e il pensiero. L'umanità si deve impegnare, noi tutti insieme, cercando di non dimenticare i suoi insegnamenti: avremmo bisogno ancora di lei. Ancora una domanda: se lei facesse parte di Equology Ethic Competence di cosa di occuperebbe?
Sì, potrei fare qualcosa con voi: l'etica si insegna e mi occuperei di comunicazione e formazione, come ho sempre fatto, magari anche su un blog: le sfide non mi spaventano.



Silvia Premoli
Giornalista Free lance e Responsabile Ufficio Stampa Equology
http://it.linkedin.com/in/silviapremoli